domingo, 8 de agosto de 2010

Eppur mi sono scordata di te... no, non è vero...

Leggo tutti i giornali, cerco di ascoltare e riascoltare ancora tutte le canzoni, ricreare momenti, raccogliere le foglie d'autunno e sorridere tra i ciliegi, ma qualcosa manca ancora... Se chiudo gli occhi riesco quasi a catapultarmi oltreoceano. Posso quasi toccare. Riesco quasi a respirare. Ma mi manca sempre l'aria.

segunda-feira, 2 de agosto de 2010

Domenica tra i ciliegi...

Ogni anno, da 32 anni, si festeggia la festa dei ciliegi al Parque do Carmo, il più grande parco della città di San Paolo. In questo parco c'è un bosco bellissimo con oltre 2.600 ciliegi che fioriscono durante una settimana in questo periodo dell'anno.






segunda-feira, 21 de junho de 2010

Bailarinas

Todas as expressões artísticas são maravilhosas porque libertam, mas nunca testemunhei sensação de leveza e liberdade tão grande como aquela manifestada através da dança. Com palavras escritas é possível criar heróis e vilões, percorrem-se longas distâncias sem sair do lugar. Com a dança o tipo de libertação é diferente. É poder expressar a dor com uma explosão dos braços, poder rodar o mundo com o giro dos quadris, poder alcançar o negro da noite com um salto perfeito sem precisar racionalizar os sentimentos. É seguir a música e deixar-se levar por onde ela quiser, é aprender a flutuar num palco, é dizer com o corpo sem utilizar palavras. É completude de gestos e imensidão de sentidos. De todos os sentidos.
Não é possível reconhecer uma bailarina no meio da rua. Mas não se pode negá-la no palco. O palco transforma. O palco é casa, é você primitivo, é você verdadeiro. Bailarina no palco é criança correndo sem medo de ser pega, sem medo de cair. É criança pulando com a mais pura crença de que realmente pode voar.
Dizer com o corpo é uma das coisas mais belas e mais difíceis que existem. As pessoas são tensas, são contidas, andam encolhidas e com os braços cruzados. Uma bailarina só tem seu corpo para poder se comunicar. Não há como não vibrar com um movimento perfeito e não há como não chorar com mãos suplicando silenciosas. Não há como não desejar estar no meio delas e ser criança brincando de voar entre flores delicadas.
Dizem que bailarinas precisam ter corpos perfeitos, esguios e esbeltos. Quanto a isso, eu não tenho certeza. Já vi moças altas, magras, baixas e rechonchudas tornarem-se bailarinas maravilhosas no palco porque, mais do que terem um corpo perfeito, sabiam dominar seus corpos perfeitamente. Dominavam a linguagem de seus corpos e falavam fluentemente através deles.
Eu nunca seria uma bailarina. A falta de coordenação não me permite muitos progressos com a dança. Não conheço meu corpo tão bem e não o domino do jeito que gostaria e do jeito que seria preciso para ser uma bailarina. Mas eu continuarei desejando ser uma bailarina sempre que as vir no palco, flutuando. Continuarei desejando ser uma bailarina ao vê-las harmoniosas e libertas como lindas borboletas.

terça-feira, 1 de junho de 2010

Cosa sarà la sta Merica?


L’altro giorno sono andata al teatro per partecipare alla “serata italiana per la solidarietà” organizzata dal comune della mia città per raccogliere del cibo per i meno fortunati.
Non vorrei dire cavolate, ma sono quasi sicura che circa il 70% della popolazione della mia città abbia origini italiane. I primi italiani sono arrivati qui alla fine dell’ottocento e molti hanno coltivato l’uva e le fragole, ma la gente di Jundiaí coltiva tuttora un’altra passione: quella per il cibo e per la musica italiana. Ma quando parlo di musica italiana, mi riferisco a quella di tanti decenni o anche secoli fa: le arie delle opere più famose, canzonette regionali e tanta tarantella. Le mie zie, che hanno lasciato Teramo quando erano ancora molto giovani, ballano la tarantella tuttora nelle feste di famiglia. L’Italia che loro hanno lasciato e l’Italia per cui mi sono innamorata decenni dopo sono completamente diverse.
Il repertoire della serata è stato, dunque, adeguato all’immaginario colletivo che queste persone hanno coltivato in tutti questi anni. Un bravo tenore ha cantato delle arie famose e tanti cori hanno cantato le canzone che ho ascoltato sin da piccola senza capire neanche una parola. Io ho ascoltato tutto con una nostalgia imensa nel cuore e con alcune lacrime più ribelli che non sono riuscita a contenere. Mi ha colpito ancora di più una canzone molto famosa in Brasile, scritta nel 1875 da Angelo Giusti, emigrato italiano che ha vissuto nel sud del Brasile.

La Merica

Da l’Italia noi siamo partiti
Siam partiti col nostro onore.
Trenta sei giorni di macchina e vapore
E in America siamo arrivà.
Merica, Merica, Merica,
Cossa sarala sta Merica?
Merica, Merica, Merica,
un bel mazzolino di fior.
A l’America noi siamo arrivati
Non abbiam trovato nè paglia e nè fieno
Abbiam dormito sul nudo terreno
Come le bestie abbiam riposà.
Ma l’America l’è lunga e l’è larga
È circondata da monti e da piani
E con l’industria dei nostri italiani
Abbiam formato paesi e città.

Mentre ascoltavo questa canzone mi è venuta in mente tutta la storia della mia famiglia, dei miei nonni e zii che hanno speso oltre un mese in una nave per arrivare in una terra completamente sconosciuta, in un tempo in cui il cellulare e l’internet non esistevano e la TV era ancora un lusso al quale non se lo potevano permettere. Ho pensato alla strada opposta che ho scelto di seguire 5 anni fa e tutte le cose che ho scoperto in Italia, le persone che ho conosciuto, i bei momenti che ho vissuto e i bei ricordi che mi sono riportata dietro. Ho pensato, finalmente, a come in questo momento mi sento una forastiera nel mio proprio territorio, rifiutando tutto quello che è diverso per poi digerirlo piano piano.
In questo momento non mi sento appartenere a questa città e a questo paese. Oggi sono io che mi faccio la domanda che si sono fatti i miei tanti anni fa: “Cosa sarà questa America?”
Il tempo mi aiuterà a trovare una risposta, mi farà capire quando sarà il momento di appartenere o di ripartire.

segunda-feira, 15 de março de 2010

Vi presento il boteco

Nello stato di San Paolo si trova ogni giorno di più una tipologia di bar molto comune negli stati più a nord: il boteco o botequim, parola che deriva dallo spagnolo bodega. Il boteco è un posto di ritrovo tra amici, dove si va per bere e per chiaccherare, ragione per cui diventa un posto molto rumoroso, soprattuto se c’è musica dal vivo, che è solitamente la samba. Un’altra caratteristica tipica del boteco è che si trova solitamente all’angolo della via, cosa che trovo molto intrigante, non so perché.
Sul menu dei botecos prevale il cibo per niente sano, tali stuzzichini fritti e la carne secca, una prelibatezza del nordest del paese molto aprezzata in tutto il territorio brasiliano.
Un po’ di settimane fa sono andata a Campinas, città che si trova a circa 30km dal mio paese e i miei amici mi hanno portato al “Buteco do Jair”, secondo loro uno dei botecos più famosi della città. La specialità della casa è la coxinha (si pronuncia coscigna), un tipo di stuzzichino ripieno che si assomiglia vagamente all’arancino, ma l’impasto è fatto solitamente a base di farina bianca. La particolarità della coxinha del Buteco do Jair è il suo impasto fatto con la manioca, un tubero molto diffuso che costituiva tanti secoli fa la base dell’alimentazione degli indigeni. La coxinha più tradizionale di questo luogo è quella ripiena con la carne secca. Devo dire che la combinazione dell’impasto a base di manioca con il ripieno di carne secca è molto armonica, buonissima!

Ecco la mia coxinha e la mia amica Livia:

 
Qua si riesce a vedere (più o meno!) il ripieno di carne secca:



Insomma, i botecos sono dei posti carini dove andare, non sono economici come gli aperitivi milanesi, ma uno si deve arrangiare, vero?!!?!

terça-feira, 26 de janeiro de 2010

Le prime impressioni

Strano intitolare questo post "le prime impressioni" per parlare del mio proprio paese, della città in cui sono nata, ma è proprio così, perché mi sento come se vedessi tutto per la prima volta.
Jundiaì è una città piccolina, non c'è nulla qua. Il quartiere dove ho vissuto grande parte della mia vita è bello, le ville sono una diversa dell'altra, tutte colorate, colori vivi, sembra un carnevale. Già non riconosco la maggior parte delle ville e delle persone che ci vivono.
Vicino a casa mia c'è un supermercato che rimane aperto 24h, anche la domenica. Vicino, ma non abbastanza per andarci a piede, perchè non siamo in una pianura e purtroppo c'è un su e giù e su e giù ancora per arrivarci!
Nei supermercati la gente prende quante buste vuole, senza pagare, buste piccoline in cui non ci sta quasi nulla, non capisco perchè sono così piccole!
1/2 kg di pasta Barilla qua costa circa 8 reais (€ 3,00), si trovano pochi prodotti italiani, e sono carissimi. La cosa più costosa, oltre ai vini, è l'oleo di olive, circa 35 reais il litro quello più economico (€ 13,00 circa).
Qua piove tutti i giorni. Veramente. Da quando sono arrivata c'è sole, poi vento e temporale, poi sole ancora. Il cielo è diverso, ci sono delle nuvole enormi, ben definite, non so bene descriverlo ma noto la differenza.
Non sono stata fortunata per il momento, non ho trovato della buona frutta al supermercato e non ci sono i mandarini e clementine, che mi piacciono tanto tanto.
Una cosa che mi ha colpito: la semplicità e la cordialità delle persone, sempre educate e con un sorriso pronto per te!
Una cosa che già odio: la telefonia mobile. Utilizzare il telefonino è quasi proibitivo in Brasile. Ci sono poche promozioni e alcuni servizi che in Italia sono gratuiti qua si deve pagare per averli. Il costo del minuto verso altri operatori è di 1,70 reais (€ 0,65), però la cosa che mi ha fatto bestemmiare di più è il fatto che se vai in un'altra città sei già in roaming, per cui ti costa ancora di più parlare al telefono!!!!
è come se una persona, andando a Brescia, dovesse pagare quasi la stessa tariffa che pagherebbe se fosse in Francia e volesse chiamare l'Italia. Assurdo!!!!!!!!
Insomma, le prime impessioni non sono bellissime, magari se fossi qua in vacanza o se fossi in spiaggia o in una città più grande non sentirei così tanto la mancanza di tutto quello che ho lasciato. Forse, ma non credo. La verità è che ci vorrà del tempo, me ne rendo conto. Ci vorrà del tempo perchè, nonostante abbia deciso di abbandonare Milano, questa città mi è rimasta nel cuore, e la gente che ho conosciuto lì mi ha lasciato un segno indelebile. Ho voglia di stare bene. Ma ho anche voglia di unire questi due mondi che esistono in me.

quinta-feira, 24 de setembro de 2009

A liberdade...

Liberdade é uma grande montanha no meio das nuvens, é quando nos encontramos onde queremos estar.